martedì 20 ottobre 2015

Quarto anniversario

Eccomi qui, nella mia integrità nel pubblicare cose quando voglio, almeno il post-anniversario della mia venuta a Berlino non manca mai.
Siamo arrivati a 4 anni, faccio fatica ad accettarlo, ma siamo a quattro. 
L'anno che é passato é stato costellato da diversi viaggi (unica mia vera passione), dal corso di fotografia (che a discapito degli investimenti economici / personali ha purtroppo disatteso le mie altissime aspettative, fosse altro per mancanza totale di tempo), dall'iscrizione in una una nuova palestra (quella di Madonna, non so se mi spiego), e dal lavoro.
Fondamentalmente un anno tranquillo, se non fosse stato che, intorno a marzo / aprile, avevo fortemente deciso di lasciare Berlino per Londra. Ora, non so se é perché l'occasione lavorativa anglosassone non é andata a buon fine, o perché oggettivamente mi sono reso conto che Berlino é meglio, ma alla fine ho cominciato a sentire questa cittá davvero "casa" mia. Proprio così, il mood attuale é "Berlino é casa".
Tutto mi é familiare, tutti mi sono familiari, so come e dove muovermi, e alla fine ho imparato ad accettare tutti i difetti, della città, della Germania, della gente, ed ecco che ora conviviamo pacificamente, scornandoci di tanto in tanto ma senza grossi scossoni.
Credo che proprio il mese passato sia emblematico dell'anno trascorso. Ho praticamente rassegnato le dimissioni dal mio attuale lavoro, dopo averne trovato un altro decisamente migliore (si spera), e soprattutto ho comprato casa. Tutto in due settimane.
E piú o meno da solo (fatta eccezione per un amico che mi ha passato il contatto del venditore per la casa), il che mi fa ben pensare che il peggio ormai sia passato.
Confido che nel momento in cui la situazione abitativa e lavorativa si saranno risolte, potrò finalmente concentrarmi sul mio processo di integrazione in questa nazione.
Comunque, il messaggio di questo post, per voi che vi avventurate in questa città, é uno solo: non arrendetevi. Ci vuole tanta pazienza, ma proprio tanta. Ancora non sono in grado di dire se Berlino sia meglio o peggio delle città italiane in cui ho vissuto, posso dirvi però che la qualità della mia vita ha subito un generale miglioramento, ma questo a discapito di una tranquillità che forse in Italia era maggiore. Mi spiego meglio, qui a Berlino é sempre tutto un divenire, quattro lavori in quattro anni, tre case cambiate, mille "amici" passati, viaggi non pianificati; in Italia per me era più o meno lo stesso da anni, lavoro sempre quello, amici sempre quelli, la mia famiglia che comunque era onnipresente, viaggi sempre ad agosto e pianificati dall'anno prima. Ma paradossalmente ho scoperto che a me la noia mi uccide, per cui preferisco trovarmi nell'occhio del ciclone e farmi sballottolare in giro senza sapere dove finirò, piuttosto che stare a casa e guardare la tromba d'aria in televisione dal mio divano. Ecco, sappiatelo, la pappa non arriva se state seduti ad una sedia ad aspettarla; qui vi dovete comprare gli ingredienti e prepararvela, e probabilmente dovrete anche buttarne un paio di pentole, prima che vi venga buona.

Spero ancora una volta che la mia esperienza vi sia di aiuto, e confido di tornare con qualche nuovo post al più presto. Statemi bene.

venerdì 9 gennaio 2015

Imparo il tedesco a Berlino - Le scuole di lingua

Oggi, in questa grigia e tetra giornata di gennaio, voglio parlare di un argomento che porterà il mio umore ancora più in basso: il tedesco (inteso come lingua germanica).
La tediosa e superficiale domanda che solo chi non ha mai vissuto in Germania costantemente mi propina è: ma sto tedesco te lo sei imparato?
Ebbene la risposta a distanza di tre anni è NO. E sottolineo OVVIAMENTE NO.
Partiamo dal presupposto che i limiti
sono miei, ma anche della vita che conduco.
In primis, io sono arrivato a Berlino senza saper neppure scrivere “ja” (e infatti lo scrivevo “ya”) a trent’anni suonati senza mai essermi posto il problema di studiare tedesco, e quindi dovendo partire da zero e con un blocco mentale notevole.
In secondo luogo il tempo a disposizione è quello che è, lavorando tutto il giorno e considerato che il sabato e la domenica le scuole sono chiuse. Io a scuola ci sono sempre andato, e dopo il lavoro vi assicuro che la capacità di concentrazione svanisce al primo olezzo di cibo (e la mia attuale scuola ha un ristorante annesso quindi l’eventualità è tutt’altro che rara).
Infine, mettiamoci pure che la città in cui vivo e il mio lavoro non rendono il tedesco una necessità stringente, a patto di sapere l’inglese. Inutile ripeterlo, ma il fatto che la città sia stracolma di stranieri fa si che l’inglese sia molto diffuso, per non parlare dell’italiano, che impera anche nei luoghi più impensabili. Insomma sopravvivo benissimo col mio poco tedesco.
Ma questo vuole essere un post sulle scuole di lingua e non sulla mia pigrizia.
Anno domini 2011, appena arrivato a Berlino, da neofita quale ero mi iscrivo alla scuola più famosa dopo il CEPU, il Goethe Insititute, livello A1.
Era un corso pseudo intensivo, tre volte a settimana (lunedì, martedì e giovedì)  per tre ore (dalle 18 alle 21) per 6 settimane. Nonostante fossi appena arrivato, nonostante il nuovo lavoro, nonostante il fatto che la casa in cui ero rappresentava una fonte inesauribile di casini (vedere post precedenti), devo ammettere che é stato un corso valido, molto valido. Il merito é andato all’insegnante, davvero paziente e bravissima nel celare il fatto di conoscere l’italiano meglio di me, e alla mia ignoranza in materia (é facile riempire un vaso vuoto). Difetti: il costo spropositato (600 euro), la fatica (a volte tanta) e la presenza di italiani per classe (più di metà) che però sono tuttora i miei migliori amici.
Arriviamo al 2012, mi dico che in fin dei conti la precedente esperienza non era stata male, e mi iscrivo anche al corso A2, forte della presenza dei precedenti compagni italiani, ormai divenuti amici (il voler imparare il tedesco perché ci sono i tuoi amici italiani in classe NON é mai una buona motivazione, annotatevelo!). Purtroppo dopo aver pagato i 600 euro, arriva l’amara sorpresa: non é stato raggiunto il numero di iscritti e così mi hanno spostato nel corso meno intensivo (ovvero 2 volte a settimane, martedì e giovedì, stesso orario ma per 8 settimane). A questo si somma il fatto che l’insegnante non era più la stessa, bensì un insegnante tutto sommato decente, ma sostituito dopo sole 2 settimane con un’anziana signora chiaramente non tedesca, e chiaramente non brava quanto i precedenti insegnanti. Morale della favola: due mesi persi a parlare di code alla vaccinara durante la lezione! Ma per il Goethe ero abile per l’A2 e quindi certificato ottenuto.
Finito il corso, mi sono scoraggiato parecchio, anche in virtù del costo, della fatica e del fatto che più passavano i mesi a Berlino e più italiani conoscevo, soprattutto a lavoro.
A quel punto fu proprio l’azienda per cui lavoravo a sorprendermi, mettendo un’insegnante di tedesco a farci un corso di 2 ore una volte a settimana, dopo il lavoro ovviamente.
Il corso durò circa 4 mesi, e seppure non servì a molto, data la disparità di livello degli elementi in classe, mi fece apprezzare l’insegnante che mi consigliò la scuola dove lei abitualmente insegnava, ovvero la GLS.
Arriviamo al momento in cui mi sono ritrovato per tre mesi a spasso, correva l’anno 2013; l’azienda che mi mise alla porta mi pagò una degna buona uscita per non denunciarla, e in più avevo il mio sussidio di disoccupazione. Mi dico: ora hai tempo e soldi, investili seriamente in una scuola full-time di tedesco. E così mi iscrissi finalmente alla GLS per l’intensivekurse (5gg a settimana, 7 ore al giorno divise in 2 di grammatica, 2 di vocabolario e 3 il pomeriggio di conversazione). Inizialmente optai per soli due mesi, dato il costo esorbitante (2000 euro), e il livello in cui venni ammesso: nuovamente A2, ma la cosa non mi sorprese, e mi diede ulteriore misura dell’attendibilità del Goethe, che rimane tuttora il certificatore ufficiale. Inutile dirvi che in due mesi presi il B1 e la scuola funzionò egregiamente. Nulla, e sottolineo nulla da recriminare. Ogni centesimo pagato fu abbondantemente ricompensato. Tornavo a casa e mi trovavo a pensare in tedesco lungo la strada; andavo nei negozi e parlavo tedesco (pur conscio die miei limiti) senza alcuna vergogna; mi trovai a comprare libri di narrativa in tedesco. Ma mi mise davanti a tutti i motivi che avrebbero fatto si che il tedesco non lo avrei più imparato a meno di continuare a frequentare quel tipo di scuola. Io imparai tanto tedesco, e parlai tanto tedesco per due motivi fondamentali: classe formata da 5 elementi (di cui io ero il solo italiano) e immersione totale in un ambiente tedesco in cui l’inglese non era tollerato, ne parlato.
La vita infatti mi portò nuovamente in ambienti dove italiano e inglese la facevano da padroni, e nel mentre lasciai pure Berlino per 3 mesi alla volta della Bulgaria. E così quel poco di buono che avevo imparato in quei due mesi svanì in quasi un anno di fermo totale.
Arriviamo al 2014, siamo già a Maggio. L’azienda che mi ha assunto mi ha fornito come benefit il pagamento di una scuola di tedesco a mia scelta per 6 mesi, e forte della mia precedente esperienza decisi di iscrivermi nuovamente alla GLS, corso serale da due volte a settimana (martedì e giovedì) per due ore. Purtroppo non ho potuto fare di più, vista la distanza della scuola dall’ufficio, che mi ha costretto ad uscire un’ora prima dal lavoro nei giorni di corso. Ho finito anche il B2, ma ammetto di non ritenermi soddisfatto, fosse altro per lo scarso impegno che ho dedicato al corso. La stanchezza aumenta e con essa anche il malumore. Durante i mesi di corso, per altro ci é stata messa a disposizione un’insegnante di tedesco a lavoro, una volta a settimana per un’ora e in pausa pranzo. Inutile dirvi che un corso fatto così non serve quasi a nulla.
Concludo questo post tristissimo consigliandovi quanto segue: il tedesco si impara stando coi tedeschi e imponendosi di parlarlo. Una scuola serve coi dovuti limiti, in fin dei conti il tedesco come lingua é un insieme di regole grammaticali che potete studiare da soli su un buon libro. Se avete tempo e soldi, investite almeno 3-4 mesi (di più é meglio) in un vero corso intensivo. 

Io credo che mi butterò sullo spagnolo. Pace.