domenica 11 dicembre 2011

Abito casa... difficilmente!

Prima di procedere con le fatiche che sono seguite al mio trasferimento nella nuova casa, devo fare una premessa: al di là delle sfighe, dello stress e degli attimi di disperazione, io ho avuto la fortuna di trovare una padrona di casa, che seppure vive in Italia, mi ha dato ogni genere possibile di aiuto e infinita comprensione. Forse entrambi dovremmo imparare di più da Berlino e da come funzionano gli affitti da queste parti. Io, data anche l’entità dell’affitto, ho ‘preteso’ che la casa fosse ‘all-inclusive’ di arredamenti e servizi, e soprattutto che questa messa in opera fosse fatta in tempi brevi. La proprietaria di casa, forte di una visione ‘italica’, e consigliata malissimo dal suo agente ma senza possibilità di scelta data la distanza, ha promesso cose e tempi che in Germania, e soprattutto a Berlino, sono improponibili. Qui le camere \ case sono affittate ‘così come sono’, è compito dell’affittuario  provvedere a quello che manca o eventualmente accordarsi con l’inquilino precedente per la cessione di arredamenti e contratti per utenze. Ovviamente l’affitto deve essere proporzionale a quello che viene offerto. Questa doverosa prefazione è dovuta al fatto che in molti che si sono trasferiti qui potrebbero dirmi (o mandare a dire alla locatrice) che a Berlino le cose non potevano andare diversamente e che, anzi, è stato tutto oro colato, ma noi non lo sapevamo...
Il giorno in cui mi sono trasferito ho dovuto concordare l’orario con l’anziana che già viveva nell’appartamento data la mancanza della chiave del portone. Tutto questo è avvenuto telefonicamente e ad opera del mio amico visto che la signora non parla una virgola d’inglese. Qualcuno potrebbe sostenere che la cosa sarà stata semplice vista l’età della donna e lo status di pensionata che uno associa ad una vita casalinga, sbagliato! La signora è SEMPRE fuori casa, a far cosa questo non si sa! E vi ripeto che la donna è tutt’altro che affabile e carina (dimenticate l’immagine della nonnina di cappuccetto rosso!).
Sul discorso chiavi e sul perchè tutte le comunicazioni dovevano avvenire telefonicamente sono necessarie un po’ di perle di vita condominiale tedesche.
Qui in Germania la figura di riferimento dei palazzi (che raggiungono un numero elevatissimo di abitazioni, anche trenta - quaranta) è quella dell’amministratore di condominio (Hausmeister) che svolge attività che vanno ben oltre quelle a cui siamo abituati in Italia. Tutto, e dico tutto quello che riguarda le abitazioni in termini di lavori e manutenzione deve passare per l’Hausmeister e la sua approvazione. Dalle tubature dell’acqua, all’attacco del telefono, passando per le chiavi delle porte, sono mansioni dell’Hausmeister. Questo si è tradotto nell’aspettare una settimana per avere la chiave del portone, giacchè nessuno (a meno di alcuni loschi individui...) può fare una copia della chiave senza un famigerato codice, gelosamente custodito dall'amministratore. Quindi per ogni chiave (comprese quelle della propria abitazione nel mio caso!) è l’amministratore che si occupa delle copie, e questo richiede i suoi tempi biblici, nel mio caso 7 giorni.
Fortunatamente l’anziana alla seconda telefonata si era già rotta le scatole e mi ha prestato una chiave dell’ingresso posteriore accessibile dal vialetto per le biciclette. Il perchè poi dovessi telefonarle invece che citofonarle, è presto spiegato: ne il citofono ne il campanello funzionano! Notare che uso il presente giacchè a distanza di 4 mesi siamo ancora senza citofono. Questo è un altro lavoro richiesto all’amministratore (essendo suo compito) ma che ancora non è stato completato a distanza di cento e più giorni. Forse può sembrare cosa di poco conto, ma questo malfunzionamento mi ha costretto più volte ad aspettare tecnici vari (vedi ADSL) alla finestra per potergli aprire, o ad attaccare un foglietto al portone col mio numero di telefono nella speranza che durante la notte non volasse via.
Le prime notti ho dormito su un ‘letto’ preso dall’altra stanza che versava in condizioni disastrose. Ovviamente senza tende alle finestre per la gioia dei passanti e dei dirimpettai.
Per velocizzare i tempi ho preso accordi con la padrona di casa per occuparmi io personalmente dell’acquisto degli arredamenti scorporando i costi dagli affitti successivi. Questo si è tradotto nel voler risparmiare il più possibile, e quindi IKEA. A questa opzione, vista anche la quantità di mobili e il fatto che io avevo iniziato a lavorare, ho risposto chiedendo qualcuno che si occupasse del montaggio dei suddetti. Su consiglio dell’agente (sempre a mio parere discutibile) mi è stato mandato un tuttofare con un furgone a noleggio che ha prima sgomberato la camera dai vecchi mobili e poi si è occupato del trasporto e del montaggio dei mobili IKEA. Queste operazioni hanno richiesto due faticosissimi giorni, ma alla fine la mia camera era provvista di letto, libreria, tavolo e sedie, e infine (ma proprio alla fine) di tende! Contestualmente è arrivata la prima ‘fregatura’ a posteriori dalla firma del contratto. Il mio bagno è provvisto di attacco per la lavatrice, prova che gli inquilini precedenti l’avevamo montata lì. Quando ho richiesto la lavatrice (essendo una MIA richiesta) davo per scontato che sarebbe stata montata nel mio bagno, e invece no! La padrona di casa con un colpo di coda mi ha detto che sarebbe stata montata in cucina in modo da poter essere usata anche dalla seconda stanza (che sarebbe stata affittata in seguito), il che mi avrebbe portato ad un condivisione forzata della cucina per cui io pago l’affitto e che mi preoccupo io di pulire. Quindi il tuttofare ha dovuto montare anche questo attacco sotto al lavello della mia cucina. Ovviamente l’acquisto della lavatrice è stato mio compito, sempre e solo per affrettare i tempi.
Parliamo della cucina. Dopo il mio trasferimento lentamente ho cominciato a cucinarmi qualcosa ma è quando ho fatto la prima spesa che sono cominciate le sorprese.
Ho aperto il frigo per metterlo in funzione, e ho trovato una florida e multiforme colonia di muffe e una sporcizia che nemmeno un porcile può invidiare. Inoltre una volta aperto non si chiudeva più. Inutilizzabile. Faccio per cucinarmi qualcosa e il mio sguardo va alla cappa sovrastante le piastre elettriche... oltre a non funzionare perchè mancavano i filtri, era fittamente ricoperta di grasso e liquami marrone scuro ormai fusi col metallo. La stessa situazione l’ho ritrovata nel forno e nella ventola di areazione (considerate che la cucina non è provvista di finestra!). Ammetto di aver dato di matto quel giorno, ma era inconcepibile per me che una casa venisse affittata come ‘chiavi in mano’ ed effettivamente io non avevo manco le chiavi. E’ vero che avrei dovuto esaminarla a fondo prima di prenderla in affitto, ma come detto in precedenza non ero lucido, e in quel mentre mi sono sentito fregato e pentito di essermi fidato di italiani. La risposta della padrona di casa non si è fatta attendere, ed ecco arrivare di nuovo il tuttofare con moglie e figlia a tentare di scrostare la cucina: un giorno di lavoro e  nessuno risultato. Alla fine si è deciso per un rinnovo totale ad esclusione del lavello a cui era stata attaccata la lavatrice. Ed ecco arrivare la seconda grossa furbata da parte della locatrice: la cucina era inizialmente provvista di un grosso mobile verticale per poterci conservare il cibo, e onestamente non era messo così male rispetto al resto, ma lei insistette moltissimo perchè venisse portato via in cambio di due pensili che mi avrebbero garantito la stessa capacità. Ed ecco spuntare al posto del mobile un grosso frigo da condividere anch’esso con la coinquilina della seconda stanza (anch’essa italiana). Inoltre del secondo pensile manco l’ombra, ovvero l’ombra c’è ma è nella stanza dell’altra inquilina, io mi sono beccato una mensola al suo posto. E così tolte due pentole e due tazze e qualcosina in più, spesso il cibo devo portarmelo in camera da letto, che ripeto è poco più di un buco. 
Ora penserete che completato l’arredamento, seppure con le citate ‘supposte’, tutto sarà stato in discesa... purtroppo no, perchè qualche giorno dopo ho ricevuto un messaggio sotto la porta da parte dell’anziana della terza stanza che era stata contattata dall’Housmeister per una grossa perdita d’acqua nelle cantine proveniente dal mio bagno! Ma questa è un’altra storia...

domenica 4 dicembre 2011

Trovo casa... finalmente!


Come accennato nei capitoli precedenti, la ricerca ha avuto le sue grottesche peculiarità, ma di sicuro non è stata ‘estenuante’, nel senso che le visite giornaliere sono state mediamente inferiori alle due. Questo ha fatto si che spendessi molto tempo ad informarmi su internet (impossibile vivere all’estero senza questo prezioso mezzo, fonte inesauribile di conoscenze e di esperienze vissute, meglio ancora se pronto all’uso su uno smartphone), frequentando forum e soprattutto facebook coi tanti gruppi di italiani all’estero.
Uno su tutto mi ha spiazzato per tempismo e celerità nel fornirmi qualsivoglia informazione: Italiani a Berlino. Il nome dice tutto: trattasi di un gruppo che ha un corrispettivo sito internet a cui fa capo una signora italiana che si occupa di ‘intermediazione immobiliare’ mettendo in contatto chi cerca casa con chi la offre (agenzie, privati, ...) in cambio di un’alta anche se onesta parcella che onestamente non ero disposto a pagare (fosse altro perchè all’inizio non avevo la certezza di restare qui a Berlino). Alla fine, vista la situazione disperata, ho scritto un’email a questa sito internet chiedendo aiuto e specificando il mio budget. 
Loro mi hanno proposto una bellissima casa ma, e siamo di nuovo ai ‘ma’ costanti tedesche, nemmeno il tempo di capire dove si trovava sulla mappa che l’avevano già affittata. Questo dovrebbe darvi una misura della situazione ‘cerco-casa’ di questa bellissima e folle città.
Forse per la situazione che trapelava dalla mia email, forse per un leggero senso di colpa, o (quasi sicuramente) per pietà, la gentile signora mi ha fornito il contatto di una sua conoscente italiana che voleva affittare due stanze ognuna della quali provvista di bagno e cucina indipendenti.
Condizionato dall’impellenza dell’inizio del nuovo lavoro e dalla necessità del trasloco, dall’affitto proposto che rientrava nel mio budget, dall’indipendenza della soluzione, dalla vicinanza al centro e all’ufficio per non parlare della U-Bahn, e dall’italianità della padrona di casa e dell’agente, alla prima visita ho deciso immediatamente di prenderla (anche perchè vi ho già descritto come sono le tempistiche fulminanti da queste parti)!
Col senno di poi mi chiedo davvero come ho fatto... nessuna persona razionale l’avrebbe affittata nelle condizioni in cui era, ma la disperazione è pessima consigliera.
Passo brevemente a descrivere ciò che ho preso in affitto: l’appartamento è in zona Mitte, al piano rialzato che da’ sulla strada principale che da un lato porta ad una grossa chiesa, mentre dall’altro alla fermata della metropolitana. Tutto il muro che da sulla strada è costituito da finestroni affiancati (due per stanza da letto).
Cose che avrei immediatamente dovuto appurare ma che ho bellamente trascurato:
  1. Traffico e rumorosità della strada.
  2. Grado di isolamento termico e soprattutto acustico delle finestre.
  3. Presenza di serrande, persiane e tende vista l’altezza dal marciapiede non proprio a prova di sguardi indiscreti.
Arrivati fuori all’appartamento, l’agente mi fa presente che ‘al momento’ non dispone della chiave del portone principale di ingresso e che per tanto deve chiamare l’unica inquilina che c’era per farsi aprire. Le camere ‘indipendenti’ infatti sono tre, di cui una affittata da prima della caduta del muro, e le altre due sfitte per vicissitudini che ho appreso solo in seguito. L’inquilina della terza stanza è una signora di 60-65 anni tedesca e con la gentilezza e i modi di fare (oltre alla corpulenza) di un orso bruno svegliato bruscamente dal suo letargo. Anche in questo caso, elenco delle dimenticanze del momento:
  1. Tempistiche di copia della chiave del portone in mancanza della quale come entro a casa?
  2. La signora della terza stanza parla inglese? Potrebbe risultarmi difficile conversare con lei, soprattutto qualora fossi chiuso fuori in attesa che lei mi apra il portone.
  3. E, cosa importante, perchè l’agente telefona alla signora invece di citofonarle o suonare alla porta?
Entrati in appartamento mi vengono mostrate le due camere, delle quali una aveva la cucina dentro la stanza e il bagno lungo il corridoio, mentre l’altra aveva bagno in camera e cucina fuori. L’unica che dispone di tutto nella stanza è quella della signora. Entrambe le stanze avevano pregi e difetti, perchè se è vero che avere il bagno in camera da letto è una soluzione più naturale dell’altra, proprio il bagno occupa un quarto della stanza che in totale rasenta i 16 metri quadri, quindi quasi un buco. L’altra stanza invece ha una cucina minimale chiusa in un mobile, ma senza frigorifero (che comunque davo per scontato sarebbe stato comprato visto lo spazio vuoto ad esso preposto) e con un misero pozzetto e due sole piastre elettriche di cottura. Il bagno inoltre è davvero striminzito e senza doccia, al contrario dell’altro che è grosso, nuovo (solo dopo ho scoperto che era apparenza) e con doccia. Inoltre avendo il bagno in camera mi sembrava possibile installare una lavatrice (anche per gli spazi). Il vantaggio di non avere un grosso bagno in una piccola stanza è quello di avere una stanza naturalmente più grande. La cucina esterna dell’altra stanza veniva data completa di elettrodomestici (quattro piastre più forno, cappa elettrica e frigorifero con ghiacciaia).
La camera da letto invece aveva solo un mobile guardaroba, una console anni 50 e due divani con una poltrona coordinata più o meno della stesa epoca del mobile.
Domande a cui avrei dovuto avere immediata risposta:
  1. Dove dormo? E soprattutto come (visto che non ci sono tende, persiane e\o serrande alle finestre)?
  2. Gli elettrodomestici della cucina funzionano? E soprattutto in che condizioni sono?
  3. C’è internet? O per lo meno tutto ciò che serve per installarlo?
Alla fine, come forse si è già intuito, ho scelto subito la stanza con bagno in camera ma avrei contrattato con la padrona di casa per tutto ciò che mancava (lavatrice, letto, tende, internet).
Tutte le domande senza risposta, le mie distrazioni e le mie superficialità, invece le avrei pagate profumatamente in seguito!

domenica 27 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... ma non i coinquilini (parte seconda)!


La seconda email a cui avevo ricevuto risposta era per una casa la cui proprietaria era una pianista bulgara. La visita era prevista per il giorno successivo a quella raccontata nel post precedente. Ovviamente, dato il mio primo contatto con gli ‘artisti’ berlinesi temevo il peggio... ma in fin dei conti non andò così male, tant’è che tenni quest’opzione valida fino alla fine! Arrivati all’appartamento siamo stato accolti da una giovane studentessa francese in erasmus qui a Berlino fino ad Aprile 2012. L’abitazione presentava i connotati tipici di una WG (casa in condivisione) berlinese... tanto disordine, mobili che nulla avevano a che vedere l’uno con l’altro (compreso un pianoforte a coda nell’ingresso), pulizia sommaria e anche qui l’offerta di una bella camera grande e spaziosa ma praticamente spoglia! Quello che più mi ha frenato dal prendere questa casa è stato il prezzo, davvero esoso (480€ al mese).
Quando abbiamo chiamato la pianista (io ed il mio amico tedesco-fono) ci aveva informato di un’altra sua abitazione in affitto più economica e se fossimo stati interessati ci avrebbe fornito l’indirizzo dopo la visita della prima casa. Abbiamo telefonato e ritelefonato ma non abbiamo avuto più risposta. Alla fine un’altra giornata era passata e di altre visite manco l’ombra, inoltre il mio amico il giorno dopo doveva tornare a lavoro per cui mi sarei dovuto avventurare da solo.
Nei giorni a seguire ho concluso altre cinque visite, mediamente una al giorno, davvero poche e sinceramente faticavo sempre più a vedere la luce in fondo al tunnel delle case in condivisione...
Il primo di questi ultimi appuntamenti è stato un casting vero e proprio: casa aperta da ora x a ora y per tutti coloro interessati alla visita, con tanto di compilazione di scheda di valutazione da parte della proprietaria. Quest’ultima era una giovane mamma tedesca di un figlio di dieci anni, divorziata e con il pargolo dal padre nei weekend; offriva una minuscola camera con due mobili Ikea, la cucina e il bagno in condivisione con lei e il figlio (non oso immaginare la mattina). La sala invece era off-limits. Durante la visita, la proprietaria ci ha fatto molte domande prendendo appunti, comprese cose personali tipo situazione sentimentale, lavoro e durata del contratto. Quello che mi ha colpito è che di dieci e più persone che eravamo, lei si è focalizzata solo sui maschi (tre, compreso il sottoscritto) e soprattutto su quelli che lavoravano. Sarà la mia innata malizia, sarà che ancora non comprendo il carattere tedesco, ma io me ne sono andato in tutta fretta! Senza contare che vivere in uno sgabuzzino non fa per me.
La seconda visita ha toccato la mia sensibilità. L’appartamento era a Charlottenburg, quartiere notoriamente tranquillo e popolato da anziani. Arrivato fuori dal palazzo il proprietario non era in casa e così durante l’attesa mi sono concentrato sulla costruzione che avevo davanti. Devo essere sincero, pareva in tutto e per tutto un ospizio di quelli che abbiamo in Italia (o casa di riposo che dir si voglia): c’era tutto, dal bocciodromo alle sedie a sdraio con cuscini sul prato curatissimo. Quando è arrivato il ragazzo (mio coetaneo) ho avuto parziale conferma di quello che sospettavo, infatti era su una sedia a rotelle. Fortunatamente parlava molto bene inglese, così abbiamo potuto conversare tranquillamente nel lungo tragitto (davvero infinito) verso il suo appartamento.
Mi ha spiegato che quelle sono costruzioni particolari, prive di barriere architettoniche, che il comune di Berlino (o lo stato tedesco) fornisce agli invalidi. Stiamo parlando di un complesso che poteva avere almeno 200 appartamenti, davvero impressionante! Inoltre l’ospedale era dietro l’angolo, il che non era poco vista la natura degli inquilini.
Nel suo appartamento viveva già un altro ragazzo in affitto, ma ci viveva anche il suo cane che lui mi ha premurosamente descritto come ‘iperprotettivo’. Vi assicuro che era un complimento! Aperta la porta ci si è sbarrato davanti una specie di orso (ricordava nelle fattezze un dobermann, ma doveva essere un meticcio) che non ha fatto altro che digrignare i denti e abbaiare per tutto il tempo.
La camera era carina, ben arredata (da non crederci!), così come tutta la casa. L’affitto era equo e anche se tutta l’appartamento era attrezzato per i bisogni del suo proprietario, la cosa non mi turbava, anzi... fece riemergere tutti gli anni di croce rossa della mia adolescenza! Il problema, e non mi vergogno ad ammetterlo, era il cane. Ad un certo punto tanto si stava facendo aggressivo che il padrone ha dovuto chiuderlo in uno stanzino. Mi sono immaginato a dover ospitare qualcuno in quella casa, anche solo per cena... Insomma alla fine ho deciso di continuare la mia faticosa ricerca.
La terza visita era un altro casting previsto alle 21 di sera, fortunatamente il mio amico per quell’ora poteva accompagnarmi. Arrivati li c’era un altro visitatore che però è andato via rapidamente, quindi siamo rimasti solo noi e i due inquilini, entrambi attori (piena di artisti questa Berlino!), un lui ed una lei che però non erano una coppia. La casa era davvero particolare, ed è stata la prima in cui mi hanno chiesto di togliere le scarpe! Effettivamente il pavimento era fatto di un bellissimo legno grezzo. La camera era non troppo grande, col materasso per terra ed ovviamente spoglia degli arredi, ma la sala era veramente bella e accogliente, molto grande con un tavolone gigante e piena di divani (provenienti dalla strada?) ma che dava un senso di calore quasi da pub! La serata è stata anche piacevole, siamo restati li a chiacchierare del più e del meno fino alle 23, e la conversazione si è accesa un attimo quando ho malaugaratamente tirato fuori il discorso ‘Berlusconi’. Posto che non credo di essergli piaciuto, anche i due attori mi hanno dato la sensazione di essere molto distanti dal mio stile di vita, e infatti non mi hanno mai richiamato!
La quarta visita è stata per una camera in un appartamento in cui viveva una conoscente del mio amico. Camera bella, casa idem, ci siamo trovati molto a nostro agio, ma anche qui credo che abbiano percepito una differenza di stile di vita notevole! Erano tutti studenti sotto i 25 anni e infatti nella risposta mi hanno detto di aver trovato un altro studente!
La quinta e ultima visita è stata in una casa quasi completamente vuota (qualche scarno arredo e la cucina) per cui il proprietario cercava quattro persone. Io ovviamente ero interessato ad una stanza ‘singola’ e infatti gli ho detto che mi sarei accollato l’affitto di due persone. Questa casa non era male, appena fuori dal ring, e infatti l’ho tenuta come seconda opzione insieme a quella della pianista bulgara.
A queste visite ci sarebbe da aggiungerne una a Wedding in cui l’inquilina ha ben pensato di non farsi trovare in casa o di  non aprire la porta, ma la peculiarità di questa ‘gita’ è stato il mio primo contatto con il quartiere. Ora ovviamente non si può generalizzare, ma il luogo in cui si trovava la casa dell’annuncio era davvero orrendo; scendendo le scale abbiamo incrociato una donna a cui abbiamo chiesto lumi sull’appartamento che avrei dovuto visitare. Lei stessa ci ha detto che quel quartiere era pieno di zingari che li aveva svaligiati più di una volta e per tanto doveva venire lei a riaprirci il portone altrimenti saremmo rimasti chiusi li dentro. 
Insomma la ricerca non era certo finita... 

domenica 20 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... ma non i coinquilini!


Come raccontavo nel precedente post, l’importante non è tanto scegliere la casa in cui voler abitare ma è soprattutto essere scelti da chi in quella casa ci abita già! Il punto però, che forse qualche volta gli stessi coinquilini trascurano, è che anche loro dovrebbero piacere a voi, in fin dei conti sono le persone con cui vivrete.
Ed è per questo che alla fine ho optato per una soluzione autonoma, oltre al fatto che oggettivamente non ho superato nessun ‘casting’, e sinceramente per nessuno di questi mi sono strappato i capelli.
Anche in questo caso è opportuno un piccolo prologo. Ho avuto indicazione di diversi siti internet, ma alla fine la scelta è stata obbligata: http://www.wg-gesucht.de. Purtroppo è l’unico sito che è usufruibile anche in inglese, ed è quello che ha il più alto numero di annunci e il miglior motore di ricerca con ogni genere di filtro possibile. 
Una settimana prima di arrivare a Berlino, ho deciso che potevo cominciare a concordare appuntamenti per quando sarei arrivato in Germania. Ho mandato le mie buone venti email e ho avuto due sole risposte, di cui una per fissare una visita la sera stessa del giorno del mio arrivo, ovviamente accettata.
Come direbbe il detto, se il buon giorno si vede dal mattino... beh avrei già dovuto capire tutto. 
Arrivo a Berlino con tutto lo stress pregresso del caso, tempo di poggiare le valige a casa di un amico e con lui mi reco al fatidico primo appuntamento. Bel quartiere, a due passi da una stazione della U-Bahn, il mio amico mi informa che è uno dei posti più gay-friendly della già apertissima Berlino. Arriviamo al palazzo, bella costruzione che si affaccia su una corte interna salvaguardandone la silenziosità. 
Suoniamo e saliamo al piano indicatoci. Chi si presenta alla porta non era esattamente chi mi aspettavo dall’annuncio, poichè qui hanno anche la bella abitudine di indicare età minima ed età massima della persona ricercata, e per quell’annuncio ricordo bene che si richiedeva un’età massima di trentacinque anni, il che ingenuamente mi fece supporre che anche l’autore dell’annuncio avesse su per giù la stessa età. Ovviamente non era così.
Alla porta si affacciò un uomo di una certa età (cinquanta-sessant’anni) che purtroppo non parlava inglese, il che mi fece abusare del mio amico in qualità di traduttore. 
Entrammo nella casa e li mi accorsi di altre due peculiarità dell’inquilino: puzzava parecchio (e sull’igiene da queste parti potrei scriverci un libro) e aveva una gamba di legno. Questo particolare non era ovviamente un problema per me, ma era curioso in quanto l’arto artificiale durante il movimento scoreggiava, proprio così, emetteva quel classico rumore che in linea di principio facciamo in solitudine. 
Mentre il mio amico parlava col tizio, io mi affaccendavo nell’osservazione della casa. L’unica cosa che sapevo a prescindere dall’annuncio è che l’autore era un poeta (strana professione, ma a Berlino ho conosciuto molti ‘artisti’), e la casa ne rifletteva lo spirito creativo. Libri accatastati ovunque, immagini e foto d’epoca appese su tutti i pochi spazi vuoti sui muri, arredamento d’epoca (diciamo ‘vecchio’) ma comunque niente di strano in confronto alla stanza che veniva affittata.
Ero stato avvertito del fatto che i tedeschi non si formalizzano più di tanto sull’arredamento, e che molte camere vengono affittate spoglie o magari è il precedente inquilino che rivende i mobili al successivo; inoltre il letto spesso è un materasso buttato per terra sul parquet o sul laminato e niente più. Beh, questa camera prendeva il peggio di tutto questo! 
La stanza era quasi del tutto spoglia e comunque molto spaziosa. Il problema era una specie di rialzo triangolare su un angolo della camera a cui si accedeva con due scalini: in mezzo c’era scavato un buco fino al livello del pavimento e dentro c’era un materasso. Praticamente il letto aveva la connotazione di una tomba.
A quel punto, chiarito che mai e poi mai avrei dormito li, ho preso il mio amico e siamo andati via.
Purtroppo le sorprese non erano finite, in quanto durante tutta la visita il padrone di casa aveva parlato con il mio accompagnatore in tedesco e per tanto all’uscita dal ‘cimitero’ ho chiesto lumi in merito alla chiacchierata. 
Il mio amico, sollevato quanto me dalla fuga, mi riferì che il simpatico uomo gli disse quasi subito di essere omosessuale, e fin qui nulla di strano, ma soprattutto che, pensando che noi due fossimo una coppia, forse saremmo stati interessati a qualcosa di non meglio specificato e che soprattutto ci saremmo ‘sicuramente’ rivisti. Il che suonava (e suona tutt’ora visto che ho il terrore di rincontrarlo) come una minaccia.
A questo punto se qualcuno stesse pensando che quanto detto finora sia un racconto romanzato e non troppo verosimile, allora potete solo fidarvi di me: è tutto vero, senza aggiunte.

domenica 13 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... per viverci!


Arrivare a Berlino ad inizio ottobre sapendo già di dover cercare una camera \ casa in una settimana non è una buona idea! Il primo motivo, banale ma sconosciuto ai più, è che ad ottobre ricominciano i corsi universitari e quindi frotte di studenti si precipitano nella capitale alla ricerca di un buco in cui vivere durante i mesi di studio. La cosa mi ha sconcertato doppiamente, perché non immaginavo che aspettassero ottobre per cercare casa e soprattutto che ci fosse una richiesta così elevata. Nella mia ingenuità pensavo che fondamentalmente solo i berlinesi frequentassero le università berlinesi (o per lo meno la maggioranza) e che quindi non necessitassero di una casa. Inoltre (prassi forse solo italiana) pensavo che solo le matricole avrebbero avuto necessità di cercarsi un appartamento, poiché (da ex studente universitario) una volta trovata la casa giusta mi aspetto che rimanga la stessa fino alla laurea (a meno di disastri). E invece no. I ragazzi qui vanno via di casa presto: in primis lo stato aiuta gli studenti che desiderano vivere e mantenersi da soli, e in secondo luogo Berlino è una megalopoli per cui se la tua famiglia vive ad est e la tua università è a ovest, pur potendo contare su un efficiente sistema di trasporti pubblici, rischieresti comunque di passare due o più ore al giorno sui treni \ bus tra andata e ritorno. E stando a quello che mi dicono, quando qui arriva il freddo è meglio abitare vicini, molto vicini!
Il secondo motivo che fa della ricerca della casa un’impresa disperata a prescindere, e che si ricollega alla massa studentesca ‘homeless’, è che in Germania la casa viene vista come una sorta di dormitorio, e come tale viene ceduta in affitto con una facilità estrema anche solo per 15 giorni (magari durante il periodo di vacanza), ma anche un mese o due.
Per cui gli annunci spesso hanno questa natura ‘precaria’ che per una persona che decide di stabilirsi permanentemente a Berlino non sono proprio l’ideale. Questo richiama il discorso precedente perché molti studenti, finiti i corsi, spesso fanno le valigie e se ne vanno per poi tornare a inizio del nuovo anno accademico, tanto la loro camera verrà facilmente affittata anche solo per un mese! Ma questo fa si che molti debbano ricercarsi casa ad ogni cadenza universitaria!
Ovviamente, cercando di essere un po’ previdente, ho cominciato a dare una sbirciata agli annunci anche da un mese prima del mio arrivo a Berlino. Tempo sprecato e corro a spiegarvene  la ragione. La vostra presenza è quantomeno necessaria perchè, come si accennava prima, le case e le camere vanno via come il pane, quindi se oggi trovate un annuncio che vi interessa, dovete chiamare immediatamente (l’email è spesso inutile) e probabilmente dovrete recarvi di li a poco all’indirizzo bramato. Questo anche se l’affitto partirà effettivamente dopo un mese, poichè dovrete sostenere il famigerato colloquio, che io chiamo ‘casting’. Avete capito bene, se dio vi assiste verrete selezionati tra cinque, sei o più candidati! Mettete il vestito migliore che avete, il profumo più costoso, armatevi del vostro sorriso durbans condito di charme e simpatia, e recatevi dinanzi agli inquilini dell’appartamento dei vostri sogni. Ovviamente sto esagerando, perchè in realtà quello che dovrete essere dipenderà proprio da chi avrete davanti. Se l’appartamento è multietnico probabilmente il fatto di essere italiani verrà visto come un aggiunta al meltin pot domestico e quindi sfoggiando la vostra italianità e voglia di conoscere nuove culture avrete ottima possibilità. Se è di tedeschi allora la vedo dura, almeno nel mio caso spesso erano o molto giovani (e quindi in cerca di uno studente) o molto vecchi (in cerca di... ve lo racconto dopo!). Insomma è davvero ardua, perchè dovrete piacergli a tutti i costi, sarete il loro prossimo coinquilino in fin dei conti. E vi assicuro che la cosa dopo due o tre volte diventa estenuante, figuriamoci dopo dieci o venti!
Ah... dimenticavo! Prendete quello che ho scritto con le pinze, perchè io alla fine non ne ho passato nessuno di questi colloqui, e gli annunci online non sono serviti, mi sono rivolto ad una agenzia immobiliare... ITALIANA!!!

domenica 6 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... per i documenti!



In questo momento una casa ce l’ho, ma ho voluto aspettare un po’ per poter raccogliere tutto quello che è successo in queste settimane e metterlo in parole su questo blog.
Partiamo dal principio: sono arrivato a Berlino ad inizi ottobre senza una casa e con il lavoro che sarebbe iniziato la settimana successiva. Per il lavoro mi è stato richiesto un documento in particolare, ovvero la ‘carta delle tasse’ che attesta la fascia di tassazione per il governo tedesco e serve al datore di lavoro per liquidare lo stipendio al netto di contributi. Inoltre, anche se non direttamente correlato al lavoro, mi è stato chiesto dalla responsabile del personale di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria privata detratta direttamente dalla busta paga, probabilmente per la copertura in caso di assenza dal lavoro per malattia.
Ora per questi due fondamentali documenti (per lo meno per il mio lavoro) occorre a priori il cosiddetto ‘Anmeldung’ ovvero un certificato che attesta la residenza nel ‘comune’ di Berlino. Una volta rilasciato questo documento occorre attendere che venga inviato per posta un codice detto ‘Abgabenordnung (AO)’ ovvero il fatidico ‘Codice Fiscale’ tedesco.
Questo codice viene richiesto per la compilazione della carta delle tasse (tanto per cambiare).
Ora vi sarà chiaro che avendo io solo una settimana per fare tutte queste malefiche carte (che vi assicuro richiedono molto, ma molto tempo tra file e spostamenti per uffici vari) e dovendo aspettare anche posta per completare i successivi documenti (avendo presente le poste italiane temevo di dover aspettare mesi...) avevo una certa fretta!
Ma, e ci sarà sempre un ‘ma’ in Germania, per ‘anmeldarsi’ nell’ufficio competente (ce n’è uno competente per ogni quartiere) occorre ovviamente trovarsi casa e avere un documento (meglio se un contratto d’affitto) che attesti che voi vivete lì. Successivamente ho scoperto che molti si ‘anmeldano’ a casa di un amico (basta che quest’ultimo vi favorisca una carta in cui dichiari che voi vivete da lui) in attesa di una vera e propria sistemazione, ma visto che ogni volta che cambiate indirizzo avete l’obbligo di ri-anmeldarvi nell’ufficio competente, e visto che il tempo richiesto è estremamente lungo, io personalmente sono contento di non essere ricorso a questo trucco.
Per cercare casa, è inutile negarlo visto che siamo quasi nel 2012, il mezzo più veloce è internet. Se siete fortunati e avete un amico che vi lascia usare oltre al suo divano anche la sua connessione allora non avrete problemi, in caso contrario ci sono moltissimi bar che hanno il wifi gratuito (molti vi daranno la password solo dopo una consumazione) o addirittura le loundry-service (le lavatrici a gettoni) spesso hanno un hot-spot!
Della ricerca della casa ne parlerò dettagliatamente in un successivo post, ma vi basti sapere che di decine di email mandate (in inglese e successivamente in tedesco) ho ricevuto risposta da pochissimi, al contrario delle telefonate (in molti annunci viene riportato il numero di telefono del locatore) che hanno avuto mediamente un 50% di risposte. Questo per dirvi che avete ASSOLUTAMENTE bisogno di una Sim tedesca che vi permetta di telefonare a costi contenuti dal vostro cellulare, ed eventualmente (se il vostro fiammante smartphone ve lo consente) di controllare annunci ed email in giro, a patto di avere una flat dati. Ma, e come vi dicevo arriva sempre il ‘ma’, per attivare una sim tedesca vi serve un indirizzo tedesco! Il trucco però c’è, e in questo caso è poco furbo:
basta comprare una Sim prepagata attivabile online (per esempio quelle FONIC sono in vendita nei Rossmann di tutta la città) e durante l’attivazione fornire un indirizzo di un amico o totalmente falso. Almeno fino ad ora nessuno si è preso la briga di accertare la veridicità di quanto ho dichiarato! E comunque dal sito internet di FONIC (che per il momento è il mio operatore e che NON consiglio) potete cambiarlo in qualsiasi momento. 
Come vedete posso sfatare un mito: la burocrazia peggiore non è in ITALIA!

martedì 1 novembre 2011

Benvenuto


Salve caro lettore.
Non so perchè sei qui, non so se ci rimarrai, ma comunque grazie di esserci.
A questo punto dovrei presentarmi, ma preferirei che fossero queste pagine a tracciare il mio profilo. E allora presenterò questo blog.
Tutto nasce dal mio incontrollabile bisogno di esternare, di conversare, di interagire, di raccontare e di constatare... o semplicemente di lamentarmi.
Vivo in Germania da più di un mese e da qualche settimana ho iniziato una scuola di lingua teutonica, poichè non conosco una sola parola di tedesco. E qui arrivo al dunque: uno che ha bisogno di comunicare, non potendolo fare a voce (data la distanza linguistica) può solo farlo scrivendo. Ed ecco il perchè di questo blog.
Non mi prefiggo grossi obiettivi, vorrei solo raccontare la mia vita in questa nuova città e magari esprimere le mie considerazioni sulle novità a cui sto andando incontro.
A questo punto la domanda è: come sono arrivato qui?
Un po’ di informazioni: sono italiano, classe 1980, meridionale (ma non troppo) trasferitosi al nord per motivi universitari e restatoci poi per dodici anni. Questo faceva di me un trentunenne, con una laurea in tasca da diversi anni, un buon lavoro, la famiglia per lo più lontana e degli amici legati all’università.
Cosa mi ha portato a Berlino allora? Fondamentalmente una cosa: non mi riconoscevo più. Non metaforicamente, ma nel vero e onesto senso delle parole. La mattina mi svegliavo, andavo in bagno, passavo davanti allo specchio e mi chiedevo ‘chi sei tu?’.
Inutile filosofeggiare troppo sulla questione o come si arrivi a questo punto. La vita ti cambia. Potrei dare la colpa alla piccola città scelta per i miei studi, alla facoltà scelta, alle persone incontrate, al lavoro che svolgevo, ma non si può generalizzare, queste sono le spiegazioni che a volte mi davo; la verità è che a trent’anni non ci si può più riconoscere nel diciottenne che ha lasciato casa con una valigia di aspettative, speranze e sogni per cercare la propria strada. Io quella strada non l’ho ancora trovata ed è normale che in questi anni la vita mi ha cambiato, perchè la mia vita è cambiata.
L’università ha le sue difficoltà. Se sei in una nuova città con gente nuova, finisci con lo smussare parti del tuo carattere per farti accettare. 
Io invidio quelli che lontani dai genitori, si danno alla pazza gioia. Io l’ho fatto, ma pochissimo. L’università per me è stata stressante. Punto. 
La facoltà era quella che era, non proprio una passeggiata; non venivo certo da un liceo, per cui la formazione era quella che era; non sono esattamente una persona timida e riservata, e checchè se ne dica, questa cosa al nord non suscita immediatamente la simpatia di chi hai di fronte. Insomma, quando mi sono laureato per me è stato un grosso sospiro di sollievo! 
Il lavoro per fortuna è arrivato subito dopo, con un contratto a tempo indeterminato in una grossa società italiana che perseguiva le mie materie di studio.
Anche in ufficio tante difficoltà a farsi accettare e un lavoro che anno dopo anno è rimasto immobile, nel contenuto, nella carriera e nello stipendio. Fortunatamente non nei rapporti umani. Alla fine qualcuno è riuscito ad affezionarsi a me, e io a loro.
E poi gli amici, per lo più lontani e ognuno con la sua strada da seguire: chi si è sposato, chi ha avuto figli, chi è proiettato nella propria carriera, chi se ne è andato dall’Italia e vive la sua vita all’estero, e la sensazione che solo i rassegnati restano sempre al loro posto.
Ed io tra questi. Senza una carriera, con uno stipendio da operaio (sacrosanto mestiere ma che non richiede anni di faticoso studio), e soprattutto spettatore sempre più passivo delle vite degli altri che avanzano. 
Ad un certo punto ho reagito, ho cominciato a cercare un altro lavoro, un’altra città, nuove persone da conoscere, e la mia occasione è arrivata da Berlino. 
E ora sono qui.