domenica 20 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... ma non i coinquilini!


Come raccontavo nel precedente post, l’importante non è tanto scegliere la casa in cui voler abitare ma è soprattutto essere scelti da chi in quella casa ci abita già! Il punto però, che forse qualche volta gli stessi coinquilini trascurano, è che anche loro dovrebbero piacere a voi, in fin dei conti sono le persone con cui vivrete.
Ed è per questo che alla fine ho optato per una soluzione autonoma, oltre al fatto che oggettivamente non ho superato nessun ‘casting’, e sinceramente per nessuno di questi mi sono strappato i capelli.
Anche in questo caso è opportuno un piccolo prologo. Ho avuto indicazione di diversi siti internet, ma alla fine la scelta è stata obbligata: http://www.wg-gesucht.de. Purtroppo è l’unico sito che è usufruibile anche in inglese, ed è quello che ha il più alto numero di annunci e il miglior motore di ricerca con ogni genere di filtro possibile. 
Una settimana prima di arrivare a Berlino, ho deciso che potevo cominciare a concordare appuntamenti per quando sarei arrivato in Germania. Ho mandato le mie buone venti email e ho avuto due sole risposte, di cui una per fissare una visita la sera stessa del giorno del mio arrivo, ovviamente accettata.
Come direbbe il detto, se il buon giorno si vede dal mattino... beh avrei già dovuto capire tutto. 
Arrivo a Berlino con tutto lo stress pregresso del caso, tempo di poggiare le valige a casa di un amico e con lui mi reco al fatidico primo appuntamento. Bel quartiere, a due passi da una stazione della U-Bahn, il mio amico mi informa che è uno dei posti più gay-friendly della già apertissima Berlino. Arriviamo al palazzo, bella costruzione che si affaccia su una corte interna salvaguardandone la silenziosità. 
Suoniamo e saliamo al piano indicatoci. Chi si presenta alla porta non era esattamente chi mi aspettavo dall’annuncio, poichè qui hanno anche la bella abitudine di indicare età minima ed età massima della persona ricercata, e per quell’annuncio ricordo bene che si richiedeva un’età massima di trentacinque anni, il che ingenuamente mi fece supporre che anche l’autore dell’annuncio avesse su per giù la stessa età. Ovviamente non era così.
Alla porta si affacciò un uomo di una certa età (cinquanta-sessant’anni) che purtroppo non parlava inglese, il che mi fece abusare del mio amico in qualità di traduttore. 
Entrammo nella casa e li mi accorsi di altre due peculiarità dell’inquilino: puzzava parecchio (e sull’igiene da queste parti potrei scriverci un libro) e aveva una gamba di legno. Questo particolare non era ovviamente un problema per me, ma era curioso in quanto l’arto artificiale durante il movimento scoreggiava, proprio così, emetteva quel classico rumore che in linea di principio facciamo in solitudine. 
Mentre il mio amico parlava col tizio, io mi affaccendavo nell’osservazione della casa. L’unica cosa che sapevo a prescindere dall’annuncio è che l’autore era un poeta (strana professione, ma a Berlino ho conosciuto molti ‘artisti’), e la casa ne rifletteva lo spirito creativo. Libri accatastati ovunque, immagini e foto d’epoca appese su tutti i pochi spazi vuoti sui muri, arredamento d’epoca (diciamo ‘vecchio’) ma comunque niente di strano in confronto alla stanza che veniva affittata.
Ero stato avvertito del fatto che i tedeschi non si formalizzano più di tanto sull’arredamento, e che molte camere vengono affittate spoglie o magari è il precedente inquilino che rivende i mobili al successivo; inoltre il letto spesso è un materasso buttato per terra sul parquet o sul laminato e niente più. Beh, questa camera prendeva il peggio di tutto questo! 
La stanza era quasi del tutto spoglia e comunque molto spaziosa. Il problema era una specie di rialzo triangolare su un angolo della camera a cui si accedeva con due scalini: in mezzo c’era scavato un buco fino al livello del pavimento e dentro c’era un materasso. Praticamente il letto aveva la connotazione di una tomba.
A quel punto, chiarito che mai e poi mai avrei dormito li, ho preso il mio amico e siamo andati via.
Purtroppo le sorprese non erano finite, in quanto durante tutta la visita il padrone di casa aveva parlato con il mio accompagnatore in tedesco e per tanto all’uscita dal ‘cimitero’ ho chiesto lumi in merito alla chiacchierata. 
Il mio amico, sollevato quanto me dalla fuga, mi riferì che il simpatico uomo gli disse quasi subito di essere omosessuale, e fin qui nulla di strano, ma soprattutto che, pensando che noi due fossimo una coppia, forse saremmo stati interessati a qualcosa di non meglio specificato e che soprattutto ci saremmo ‘sicuramente’ rivisti. Il che suonava (e suona tutt’ora visto che ho il terrore di rincontrarlo) come una minaccia.
A questo punto se qualcuno stesse pensando che quanto detto finora sia un racconto romanzato e non troppo verosimile, allora potete solo fidarvi di me: è tutto vero, senza aggiunte.

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