domenica 27 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... ma non i coinquilini (parte seconda)!


La seconda email a cui avevo ricevuto risposta era per una casa la cui proprietaria era una pianista bulgara. La visita era prevista per il giorno successivo a quella raccontata nel post precedente. Ovviamente, dato il mio primo contatto con gli ‘artisti’ berlinesi temevo il peggio... ma in fin dei conti non andò così male, tant’è che tenni quest’opzione valida fino alla fine! Arrivati all’appartamento siamo stato accolti da una giovane studentessa francese in erasmus qui a Berlino fino ad Aprile 2012. L’abitazione presentava i connotati tipici di una WG (casa in condivisione) berlinese... tanto disordine, mobili che nulla avevano a che vedere l’uno con l’altro (compreso un pianoforte a coda nell’ingresso), pulizia sommaria e anche qui l’offerta di una bella camera grande e spaziosa ma praticamente spoglia! Quello che più mi ha frenato dal prendere questa casa è stato il prezzo, davvero esoso (480€ al mese).
Quando abbiamo chiamato la pianista (io ed il mio amico tedesco-fono) ci aveva informato di un’altra sua abitazione in affitto più economica e se fossimo stati interessati ci avrebbe fornito l’indirizzo dopo la visita della prima casa. Abbiamo telefonato e ritelefonato ma non abbiamo avuto più risposta. Alla fine un’altra giornata era passata e di altre visite manco l’ombra, inoltre il mio amico il giorno dopo doveva tornare a lavoro per cui mi sarei dovuto avventurare da solo.
Nei giorni a seguire ho concluso altre cinque visite, mediamente una al giorno, davvero poche e sinceramente faticavo sempre più a vedere la luce in fondo al tunnel delle case in condivisione...
Il primo di questi ultimi appuntamenti è stato un casting vero e proprio: casa aperta da ora x a ora y per tutti coloro interessati alla visita, con tanto di compilazione di scheda di valutazione da parte della proprietaria. Quest’ultima era una giovane mamma tedesca di un figlio di dieci anni, divorziata e con il pargolo dal padre nei weekend; offriva una minuscola camera con due mobili Ikea, la cucina e il bagno in condivisione con lei e il figlio (non oso immaginare la mattina). La sala invece era off-limits. Durante la visita, la proprietaria ci ha fatto molte domande prendendo appunti, comprese cose personali tipo situazione sentimentale, lavoro e durata del contratto. Quello che mi ha colpito è che di dieci e più persone che eravamo, lei si è focalizzata solo sui maschi (tre, compreso il sottoscritto) e soprattutto su quelli che lavoravano. Sarà la mia innata malizia, sarà che ancora non comprendo il carattere tedesco, ma io me ne sono andato in tutta fretta! Senza contare che vivere in uno sgabuzzino non fa per me.
La seconda visita ha toccato la mia sensibilità. L’appartamento era a Charlottenburg, quartiere notoriamente tranquillo e popolato da anziani. Arrivato fuori dal palazzo il proprietario non era in casa e così durante l’attesa mi sono concentrato sulla costruzione che avevo davanti. Devo essere sincero, pareva in tutto e per tutto un ospizio di quelli che abbiamo in Italia (o casa di riposo che dir si voglia): c’era tutto, dal bocciodromo alle sedie a sdraio con cuscini sul prato curatissimo. Quando è arrivato il ragazzo (mio coetaneo) ho avuto parziale conferma di quello che sospettavo, infatti era su una sedia a rotelle. Fortunatamente parlava molto bene inglese, così abbiamo potuto conversare tranquillamente nel lungo tragitto (davvero infinito) verso il suo appartamento.
Mi ha spiegato che quelle sono costruzioni particolari, prive di barriere architettoniche, che il comune di Berlino (o lo stato tedesco) fornisce agli invalidi. Stiamo parlando di un complesso che poteva avere almeno 200 appartamenti, davvero impressionante! Inoltre l’ospedale era dietro l’angolo, il che non era poco vista la natura degli inquilini.
Nel suo appartamento viveva già un altro ragazzo in affitto, ma ci viveva anche il suo cane che lui mi ha premurosamente descritto come ‘iperprotettivo’. Vi assicuro che era un complimento! Aperta la porta ci si è sbarrato davanti una specie di orso (ricordava nelle fattezze un dobermann, ma doveva essere un meticcio) che non ha fatto altro che digrignare i denti e abbaiare per tutto il tempo.
La camera era carina, ben arredata (da non crederci!), così come tutta la casa. L’affitto era equo e anche se tutta l’appartamento era attrezzato per i bisogni del suo proprietario, la cosa non mi turbava, anzi... fece riemergere tutti gli anni di croce rossa della mia adolescenza! Il problema, e non mi vergogno ad ammetterlo, era il cane. Ad un certo punto tanto si stava facendo aggressivo che il padrone ha dovuto chiuderlo in uno stanzino. Mi sono immaginato a dover ospitare qualcuno in quella casa, anche solo per cena... Insomma alla fine ho deciso di continuare la mia faticosa ricerca.
La terza visita era un altro casting previsto alle 21 di sera, fortunatamente il mio amico per quell’ora poteva accompagnarmi. Arrivati li c’era un altro visitatore che però è andato via rapidamente, quindi siamo rimasti solo noi e i due inquilini, entrambi attori (piena di artisti questa Berlino!), un lui ed una lei che però non erano una coppia. La casa era davvero particolare, ed è stata la prima in cui mi hanno chiesto di togliere le scarpe! Effettivamente il pavimento era fatto di un bellissimo legno grezzo. La camera era non troppo grande, col materasso per terra ed ovviamente spoglia degli arredi, ma la sala era veramente bella e accogliente, molto grande con un tavolone gigante e piena di divani (provenienti dalla strada?) ma che dava un senso di calore quasi da pub! La serata è stata anche piacevole, siamo restati li a chiacchierare del più e del meno fino alle 23, e la conversazione si è accesa un attimo quando ho malaugaratamente tirato fuori il discorso ‘Berlusconi’. Posto che non credo di essergli piaciuto, anche i due attori mi hanno dato la sensazione di essere molto distanti dal mio stile di vita, e infatti non mi hanno mai richiamato!
La quarta visita è stata per una camera in un appartamento in cui viveva una conoscente del mio amico. Camera bella, casa idem, ci siamo trovati molto a nostro agio, ma anche qui credo che abbiano percepito una differenza di stile di vita notevole! Erano tutti studenti sotto i 25 anni e infatti nella risposta mi hanno detto di aver trovato un altro studente!
La quinta e ultima visita è stata in una casa quasi completamente vuota (qualche scarno arredo e la cucina) per cui il proprietario cercava quattro persone. Io ovviamente ero interessato ad una stanza ‘singola’ e infatti gli ho detto che mi sarei accollato l’affitto di due persone. Questa casa non era male, appena fuori dal ring, e infatti l’ho tenuta come seconda opzione insieme a quella della pianista bulgara.
A queste visite ci sarebbe da aggiungerne una a Wedding in cui l’inquilina ha ben pensato di non farsi trovare in casa o di  non aprire la porta, ma la peculiarità di questa ‘gita’ è stato il mio primo contatto con il quartiere. Ora ovviamente non si può generalizzare, ma il luogo in cui si trovava la casa dell’annuncio era davvero orrendo; scendendo le scale abbiamo incrociato una donna a cui abbiamo chiesto lumi sull’appartamento che avrei dovuto visitare. Lei stessa ci ha detto che quel quartiere era pieno di zingari che li aveva svaligiati più di una volta e per tanto doveva venire lei a riaprirci il portone altrimenti saremmo rimasti chiusi li dentro. 
Insomma la ricerca non era certo finita... 

domenica 20 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... ma non i coinquilini!


Come raccontavo nel precedente post, l’importante non è tanto scegliere la casa in cui voler abitare ma è soprattutto essere scelti da chi in quella casa ci abita già! Il punto però, che forse qualche volta gli stessi coinquilini trascurano, è che anche loro dovrebbero piacere a voi, in fin dei conti sono le persone con cui vivrete.
Ed è per questo che alla fine ho optato per una soluzione autonoma, oltre al fatto che oggettivamente non ho superato nessun ‘casting’, e sinceramente per nessuno di questi mi sono strappato i capelli.
Anche in questo caso è opportuno un piccolo prologo. Ho avuto indicazione di diversi siti internet, ma alla fine la scelta è stata obbligata: http://www.wg-gesucht.de. Purtroppo è l’unico sito che è usufruibile anche in inglese, ed è quello che ha il più alto numero di annunci e il miglior motore di ricerca con ogni genere di filtro possibile. 
Una settimana prima di arrivare a Berlino, ho deciso che potevo cominciare a concordare appuntamenti per quando sarei arrivato in Germania. Ho mandato le mie buone venti email e ho avuto due sole risposte, di cui una per fissare una visita la sera stessa del giorno del mio arrivo, ovviamente accettata.
Come direbbe il detto, se il buon giorno si vede dal mattino... beh avrei già dovuto capire tutto. 
Arrivo a Berlino con tutto lo stress pregresso del caso, tempo di poggiare le valige a casa di un amico e con lui mi reco al fatidico primo appuntamento. Bel quartiere, a due passi da una stazione della U-Bahn, il mio amico mi informa che è uno dei posti più gay-friendly della già apertissima Berlino. Arriviamo al palazzo, bella costruzione che si affaccia su una corte interna salvaguardandone la silenziosità. 
Suoniamo e saliamo al piano indicatoci. Chi si presenta alla porta non era esattamente chi mi aspettavo dall’annuncio, poichè qui hanno anche la bella abitudine di indicare età minima ed età massima della persona ricercata, e per quell’annuncio ricordo bene che si richiedeva un’età massima di trentacinque anni, il che ingenuamente mi fece supporre che anche l’autore dell’annuncio avesse su per giù la stessa età. Ovviamente non era così.
Alla porta si affacciò un uomo di una certa età (cinquanta-sessant’anni) che purtroppo non parlava inglese, il che mi fece abusare del mio amico in qualità di traduttore. 
Entrammo nella casa e li mi accorsi di altre due peculiarità dell’inquilino: puzzava parecchio (e sull’igiene da queste parti potrei scriverci un libro) e aveva una gamba di legno. Questo particolare non era ovviamente un problema per me, ma era curioso in quanto l’arto artificiale durante il movimento scoreggiava, proprio così, emetteva quel classico rumore che in linea di principio facciamo in solitudine. 
Mentre il mio amico parlava col tizio, io mi affaccendavo nell’osservazione della casa. L’unica cosa che sapevo a prescindere dall’annuncio è che l’autore era un poeta (strana professione, ma a Berlino ho conosciuto molti ‘artisti’), e la casa ne rifletteva lo spirito creativo. Libri accatastati ovunque, immagini e foto d’epoca appese su tutti i pochi spazi vuoti sui muri, arredamento d’epoca (diciamo ‘vecchio’) ma comunque niente di strano in confronto alla stanza che veniva affittata.
Ero stato avvertito del fatto che i tedeschi non si formalizzano più di tanto sull’arredamento, e che molte camere vengono affittate spoglie o magari è il precedente inquilino che rivende i mobili al successivo; inoltre il letto spesso è un materasso buttato per terra sul parquet o sul laminato e niente più. Beh, questa camera prendeva il peggio di tutto questo! 
La stanza era quasi del tutto spoglia e comunque molto spaziosa. Il problema era una specie di rialzo triangolare su un angolo della camera a cui si accedeva con due scalini: in mezzo c’era scavato un buco fino al livello del pavimento e dentro c’era un materasso. Praticamente il letto aveva la connotazione di una tomba.
A quel punto, chiarito che mai e poi mai avrei dormito li, ho preso il mio amico e siamo andati via.
Purtroppo le sorprese non erano finite, in quanto durante tutta la visita il padrone di casa aveva parlato con il mio accompagnatore in tedesco e per tanto all’uscita dal ‘cimitero’ ho chiesto lumi in merito alla chiacchierata. 
Il mio amico, sollevato quanto me dalla fuga, mi riferì che il simpatico uomo gli disse quasi subito di essere omosessuale, e fin qui nulla di strano, ma soprattutto che, pensando che noi due fossimo una coppia, forse saremmo stati interessati a qualcosa di non meglio specificato e che soprattutto ci saremmo ‘sicuramente’ rivisti. Il che suonava (e suona tutt’ora visto che ho il terrore di rincontrarlo) come una minaccia.
A questo punto se qualcuno stesse pensando che quanto detto finora sia un racconto romanzato e non troppo verosimile, allora potete solo fidarvi di me: è tutto vero, senza aggiunte.

domenica 13 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... per viverci!


Arrivare a Berlino ad inizio ottobre sapendo già di dover cercare una camera \ casa in una settimana non è una buona idea! Il primo motivo, banale ma sconosciuto ai più, è che ad ottobre ricominciano i corsi universitari e quindi frotte di studenti si precipitano nella capitale alla ricerca di un buco in cui vivere durante i mesi di studio. La cosa mi ha sconcertato doppiamente, perché non immaginavo che aspettassero ottobre per cercare casa e soprattutto che ci fosse una richiesta così elevata. Nella mia ingenuità pensavo che fondamentalmente solo i berlinesi frequentassero le università berlinesi (o per lo meno la maggioranza) e che quindi non necessitassero di una casa. Inoltre (prassi forse solo italiana) pensavo che solo le matricole avrebbero avuto necessità di cercarsi un appartamento, poiché (da ex studente universitario) una volta trovata la casa giusta mi aspetto che rimanga la stessa fino alla laurea (a meno di disastri). E invece no. I ragazzi qui vanno via di casa presto: in primis lo stato aiuta gli studenti che desiderano vivere e mantenersi da soli, e in secondo luogo Berlino è una megalopoli per cui se la tua famiglia vive ad est e la tua università è a ovest, pur potendo contare su un efficiente sistema di trasporti pubblici, rischieresti comunque di passare due o più ore al giorno sui treni \ bus tra andata e ritorno. E stando a quello che mi dicono, quando qui arriva il freddo è meglio abitare vicini, molto vicini!
Il secondo motivo che fa della ricerca della casa un’impresa disperata a prescindere, e che si ricollega alla massa studentesca ‘homeless’, è che in Germania la casa viene vista come una sorta di dormitorio, e come tale viene ceduta in affitto con una facilità estrema anche solo per 15 giorni (magari durante il periodo di vacanza), ma anche un mese o due.
Per cui gli annunci spesso hanno questa natura ‘precaria’ che per una persona che decide di stabilirsi permanentemente a Berlino non sono proprio l’ideale. Questo richiama il discorso precedente perché molti studenti, finiti i corsi, spesso fanno le valigie e se ne vanno per poi tornare a inizio del nuovo anno accademico, tanto la loro camera verrà facilmente affittata anche solo per un mese! Ma questo fa si che molti debbano ricercarsi casa ad ogni cadenza universitaria!
Ovviamente, cercando di essere un po’ previdente, ho cominciato a dare una sbirciata agli annunci anche da un mese prima del mio arrivo a Berlino. Tempo sprecato e corro a spiegarvene  la ragione. La vostra presenza è quantomeno necessaria perchè, come si accennava prima, le case e le camere vanno via come il pane, quindi se oggi trovate un annuncio che vi interessa, dovete chiamare immediatamente (l’email è spesso inutile) e probabilmente dovrete recarvi di li a poco all’indirizzo bramato. Questo anche se l’affitto partirà effettivamente dopo un mese, poichè dovrete sostenere il famigerato colloquio, che io chiamo ‘casting’. Avete capito bene, se dio vi assiste verrete selezionati tra cinque, sei o più candidati! Mettete il vestito migliore che avete, il profumo più costoso, armatevi del vostro sorriso durbans condito di charme e simpatia, e recatevi dinanzi agli inquilini dell’appartamento dei vostri sogni. Ovviamente sto esagerando, perchè in realtà quello che dovrete essere dipenderà proprio da chi avrete davanti. Se l’appartamento è multietnico probabilmente il fatto di essere italiani verrà visto come un aggiunta al meltin pot domestico e quindi sfoggiando la vostra italianità e voglia di conoscere nuove culture avrete ottima possibilità. Se è di tedeschi allora la vedo dura, almeno nel mio caso spesso erano o molto giovani (e quindi in cerca di uno studente) o molto vecchi (in cerca di... ve lo racconto dopo!). Insomma è davvero ardua, perchè dovrete piacergli a tutti i costi, sarete il loro prossimo coinquilino in fin dei conti. E vi assicuro che la cosa dopo due o tre volte diventa estenuante, figuriamoci dopo dieci o venti!
Ah... dimenticavo! Prendete quello che ho scritto con le pinze, perchè io alla fine non ne ho passato nessuno di questi colloqui, e gli annunci online non sono serviti, mi sono rivolto ad una agenzia immobiliare... ITALIANA!!!

domenica 6 novembre 2011

Cerco casa disperatamente... per i documenti!



In questo momento una casa ce l’ho, ma ho voluto aspettare un po’ per poter raccogliere tutto quello che è successo in queste settimane e metterlo in parole su questo blog.
Partiamo dal principio: sono arrivato a Berlino ad inizi ottobre senza una casa e con il lavoro che sarebbe iniziato la settimana successiva. Per il lavoro mi è stato richiesto un documento in particolare, ovvero la ‘carta delle tasse’ che attesta la fascia di tassazione per il governo tedesco e serve al datore di lavoro per liquidare lo stipendio al netto di contributi. Inoltre, anche se non direttamente correlato al lavoro, mi è stato chiesto dalla responsabile del personale di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria privata detratta direttamente dalla busta paga, probabilmente per la copertura in caso di assenza dal lavoro per malattia.
Ora per questi due fondamentali documenti (per lo meno per il mio lavoro) occorre a priori il cosiddetto ‘Anmeldung’ ovvero un certificato che attesta la residenza nel ‘comune’ di Berlino. Una volta rilasciato questo documento occorre attendere che venga inviato per posta un codice detto ‘Abgabenordnung (AO)’ ovvero il fatidico ‘Codice Fiscale’ tedesco.
Questo codice viene richiesto per la compilazione della carta delle tasse (tanto per cambiare).
Ora vi sarà chiaro che avendo io solo una settimana per fare tutte queste malefiche carte (che vi assicuro richiedono molto, ma molto tempo tra file e spostamenti per uffici vari) e dovendo aspettare anche posta per completare i successivi documenti (avendo presente le poste italiane temevo di dover aspettare mesi...) avevo una certa fretta!
Ma, e ci sarà sempre un ‘ma’ in Germania, per ‘anmeldarsi’ nell’ufficio competente (ce n’è uno competente per ogni quartiere) occorre ovviamente trovarsi casa e avere un documento (meglio se un contratto d’affitto) che attesti che voi vivete lì. Successivamente ho scoperto che molti si ‘anmeldano’ a casa di un amico (basta che quest’ultimo vi favorisca una carta in cui dichiari che voi vivete da lui) in attesa di una vera e propria sistemazione, ma visto che ogni volta che cambiate indirizzo avete l’obbligo di ri-anmeldarvi nell’ufficio competente, e visto che il tempo richiesto è estremamente lungo, io personalmente sono contento di non essere ricorso a questo trucco.
Per cercare casa, è inutile negarlo visto che siamo quasi nel 2012, il mezzo più veloce è internet. Se siete fortunati e avete un amico che vi lascia usare oltre al suo divano anche la sua connessione allora non avrete problemi, in caso contrario ci sono moltissimi bar che hanno il wifi gratuito (molti vi daranno la password solo dopo una consumazione) o addirittura le loundry-service (le lavatrici a gettoni) spesso hanno un hot-spot!
Della ricerca della casa ne parlerò dettagliatamente in un successivo post, ma vi basti sapere che di decine di email mandate (in inglese e successivamente in tedesco) ho ricevuto risposta da pochissimi, al contrario delle telefonate (in molti annunci viene riportato il numero di telefono del locatore) che hanno avuto mediamente un 50% di risposte. Questo per dirvi che avete ASSOLUTAMENTE bisogno di una Sim tedesca che vi permetta di telefonare a costi contenuti dal vostro cellulare, ed eventualmente (se il vostro fiammante smartphone ve lo consente) di controllare annunci ed email in giro, a patto di avere una flat dati. Ma, e come vi dicevo arriva sempre il ‘ma’, per attivare una sim tedesca vi serve un indirizzo tedesco! Il trucco però c’è, e in questo caso è poco furbo:
basta comprare una Sim prepagata attivabile online (per esempio quelle FONIC sono in vendita nei Rossmann di tutta la città) e durante l’attivazione fornire un indirizzo di un amico o totalmente falso. Almeno fino ad ora nessuno si è preso la briga di accertare la veridicità di quanto ho dichiarato! E comunque dal sito internet di FONIC (che per il momento è il mio operatore e che NON consiglio) potete cambiarlo in qualsiasi momento. 
Come vedete posso sfatare un mito: la burocrazia peggiore non è in ITALIA!

martedì 1 novembre 2011

Benvenuto


Salve caro lettore.
Non so perchè sei qui, non so se ci rimarrai, ma comunque grazie di esserci.
A questo punto dovrei presentarmi, ma preferirei che fossero queste pagine a tracciare il mio profilo. E allora presenterò questo blog.
Tutto nasce dal mio incontrollabile bisogno di esternare, di conversare, di interagire, di raccontare e di constatare... o semplicemente di lamentarmi.
Vivo in Germania da più di un mese e da qualche settimana ho iniziato una scuola di lingua teutonica, poichè non conosco una sola parola di tedesco. E qui arrivo al dunque: uno che ha bisogno di comunicare, non potendolo fare a voce (data la distanza linguistica) può solo farlo scrivendo. Ed ecco il perchè di questo blog.
Non mi prefiggo grossi obiettivi, vorrei solo raccontare la mia vita in questa nuova città e magari esprimere le mie considerazioni sulle novità a cui sto andando incontro.
A questo punto la domanda è: come sono arrivato qui?
Un po’ di informazioni: sono italiano, classe 1980, meridionale (ma non troppo) trasferitosi al nord per motivi universitari e restatoci poi per dodici anni. Questo faceva di me un trentunenne, con una laurea in tasca da diversi anni, un buon lavoro, la famiglia per lo più lontana e degli amici legati all’università.
Cosa mi ha portato a Berlino allora? Fondamentalmente una cosa: non mi riconoscevo più. Non metaforicamente, ma nel vero e onesto senso delle parole. La mattina mi svegliavo, andavo in bagno, passavo davanti allo specchio e mi chiedevo ‘chi sei tu?’.
Inutile filosofeggiare troppo sulla questione o come si arrivi a questo punto. La vita ti cambia. Potrei dare la colpa alla piccola città scelta per i miei studi, alla facoltà scelta, alle persone incontrate, al lavoro che svolgevo, ma non si può generalizzare, queste sono le spiegazioni che a volte mi davo; la verità è che a trent’anni non ci si può più riconoscere nel diciottenne che ha lasciato casa con una valigia di aspettative, speranze e sogni per cercare la propria strada. Io quella strada non l’ho ancora trovata ed è normale che in questi anni la vita mi ha cambiato, perchè la mia vita è cambiata.
L’università ha le sue difficoltà. Se sei in una nuova città con gente nuova, finisci con lo smussare parti del tuo carattere per farti accettare. 
Io invidio quelli che lontani dai genitori, si danno alla pazza gioia. Io l’ho fatto, ma pochissimo. L’università per me è stata stressante. Punto. 
La facoltà era quella che era, non proprio una passeggiata; non venivo certo da un liceo, per cui la formazione era quella che era; non sono esattamente una persona timida e riservata, e checchè se ne dica, questa cosa al nord non suscita immediatamente la simpatia di chi hai di fronte. Insomma, quando mi sono laureato per me è stato un grosso sospiro di sollievo! 
Il lavoro per fortuna è arrivato subito dopo, con un contratto a tempo indeterminato in una grossa società italiana che perseguiva le mie materie di studio.
Anche in ufficio tante difficoltà a farsi accettare e un lavoro che anno dopo anno è rimasto immobile, nel contenuto, nella carriera e nello stipendio. Fortunatamente non nei rapporti umani. Alla fine qualcuno è riuscito ad affezionarsi a me, e io a loro.
E poi gli amici, per lo più lontani e ognuno con la sua strada da seguire: chi si è sposato, chi ha avuto figli, chi è proiettato nella propria carriera, chi se ne è andato dall’Italia e vive la sua vita all’estero, e la sensazione che solo i rassegnati restano sempre al loro posto.
Ed io tra questi. Senza una carriera, con uno stipendio da operaio (sacrosanto mestiere ma che non richiede anni di faticoso studio), e soprattutto spettatore sempre più passivo delle vite degli altri che avanzano. 
Ad un certo punto ho reagito, ho cominciato a cercare un altro lavoro, un’altra città, nuove persone da conoscere, e la mia occasione è arrivata da Berlino. 
E ora sono qui.