lunedì 10 dicembre 2012

I 10 (o forse meno) motivi per cui lascerei Berlino domani (o forse oggi)


Siccome non é tutto ora quel che luccica, ho stilato una personalissima lista di quelle che sono le ombre di questa cittá e che a volte mi gettano nello sconforto.
Probabilmente ai piú risulterá un concerto della banalitá, ma vi assicuro che non sono il primo a dire che tutti gli stereotipi che abbiamo sulla Germania (quelli positivi) decadono dopo il primo mese di vita a Berlino (e poi qualcuno dice che Berlino non é Germania, benissimo, ma devo ancora verificarlo...). 
Partiamo:
  1. Il clima, inevitabilmente brutto. E pare che il mio primo e unico inverno sia stato tra i piú miti degli ultimi 50 anni. Ma forse al di lá della rigiditá che comunque c´é, quello che spaventa é la lunghezza del periodo freddo e la brevitá delle giornata in questo periodo (alle 16 é gia buio!). Per dire, l’anno passato ha avuto un primo periodo di “caldo” (20 gradi o poco piú) solo nella prima settimana di maggio! Da novembre a fine aprile ha fatto freddo. Che poi ci siano mille modi per farsela passare questo é indubbio (chi ha detto vodka?), ma comunque la mancanza di sole per un mediterrOneo come me é dura, e non ci si puó fare quasi niente (a meno di aprirsi un bar a Sharm el Sheik e farci una capatina il weekend).
  2. La burocrazia. Premetto che non so cosa debba fare un tedesco se si trasferisse in Italia, ma io parlo per la mia esperienza qui, da italiano (quindi europeo) e con un lavoro giá per le mani, quindi da “privilegiato”. Un incubo. Non aggiungo altro. E non oso immaginare il giorno in cui lasceró la Germania. Tutti dicono che basti de-registrarsi dal comune di Berlino per chiudere automaticamente tutto, ma quando ho cambiato indirizzo e quindi ho modificato la mia precedente registrazione, ho dovuto comunicare manualmente l’indirizzo a qualsivoglia ente (persino al mio operatore telefonico mobile). E in questo frangente é andato perso il nuovo bancomat che mi dovevano mandare per posta. In compenso ho ricevuto tre tessere per la krankenkasse.
  3. Le case. Quí si sfocia nel grottesco e non me ne vogliate, ma adesso venitemi a dire che non vi mancano tapparelle e bidet... suvvia! Capisco l’inverno che di luce non ce n’é, ma d’estate invece? Che fa giorno alle 4 a momenti? Per quanto buone e scure e spesse siano le vostre tende, ad una bella serranda o persiana non c´é alternativa. Sul discorso igiene intima personale poi ci torneró dopo, ma é strettamente collegato alla latitanza del mitico bidet. Si lo so che ci sono molti modi per sopperire a questa mancanza, e li sto sperimentando tutti anche con qualche effetto collaterale (vedi allergie), ma la comoditá di un bidet é impareggiabile. Punto.
  4. La sporcizia. In senso lato. Se escludiamo poche vie o qualche quartiere un po´piú fighetto (vedi Charlottenburg o Schöneberg), Berlino é una cittá sporca. Difficilmente se uscite di casa con scarpe bianche o pantaloni bianchi li riporterete a casa dello stesso colore; se poi prendete un qualsivoglia mezzo pubblico, allora non ci sperate proprio! In alcuni quartieri poi a tutto questo dovete aggiungere una piú che probabile doppia suola di cacca di cane (sempre che non camminiate a testa china scrutando il marciapiede come cani da tartufo). I locali, per chi viene dall’Italia, risulteranno al limite del tollerabile, ma io personalmente li trovo affascinanti (anche la peggiore delle bettole mi ha regalato serate indimenticabili): bisogna fare i conti con tavoli e panche sporchi; il piú delle volte e questo é dovuto alla mancanza delle tovaglie che qui non vengono usate. Quando va bene c´é una tovaglietta monouso, altrimenti si mangia sul nudo legno. In alternativa alle panche o sedie di legno, spesso si trovano poltrone o divani che hanno l’aspetto e anche un’alta probabilitá di essere stati raccattati per strada. Parlando di ufficio e ambiente di lavoro a tratti é anche peggio, ma anche qui posso solo esprimere considerazioni sulla mia personale e unica esperienza. Nelle start-up spesso vi é una cucina ad uso comune, con lavastoviglie. Bene, io vi farei vedere la condizione di questa cucina a fine giornata: un campo di lotta col fango! E mi chiedo come sia possibile che tirando fuori le tazze dalla lavastoviglie queste siano ancora piene di croste e cose indecifrabili. Alla cucina é spesso annesso un frigorifero (o piú di uno) sempre ad uso dei dipendenti: ormai ho la certezza che il virus d’ebola é nato in uno di questi. É prassi comune aprire le cose, conservarle in frigo e lasciarle li fino al prossimo giubileo. La mia paura é che qualcuno le mangi pure. Non parliamo dei bagni poi. Il punto é che anche in Italia avevamo spazi comuni che usati per 9 ore di fila da un gran numero di persone a fine giornata (o settimana) erano pari ad una latrina, ma se non altro c´era un’impresa di pulizia che se ne occupava. Quí, nel mio ufficio, non ne ho mai vista una. Sospetto che qualcuno ogni due settimane pulisca i bagni, ma non ne ho la certezza! Per la cronaca ho rimediato qualche colite e nulla di piú in questi mesi. Niente di grave insomma.
  5. I tedeschi. E vabbé. Come dicevo nell’elenco dei pregi, alcune cose le avrei messe anche tra i difetti. E infatti ho inneggiato io per primo alla loro individualitá che li porta a non cagarti di striscio almeno che tu non lo voglia, il che non crea rapporti falsi e ipocriti. Ma questo non é vero per quanto riguarda il rispetto della persona che hanno davanti, soprattutto se per qualche motivo sta invadendo il loro spazio o gli si sta facendo perdere tempo. Camminando per strada la gente ti viene semplicemente addosso sfondandoti un braccio, il torace o una gamba e non aspettatevi un “entschuldigung mich” o un “sorry”, probabilmente hai la tua dose di colpa se quel tedesco ha pensato di toglierti dal mondo: forse col tuo grosso culo stai occupando troppo marciapiede affinché lui possa passare agevolmente e in scioltezza, o forse non stai camminando perfettamente in linea retta, il che gli impedisce di superarti con facilitá (vagli a spiegare che stai schivando cacche di cane, pozze di vomito e bottiglie di vetro rotte). Lo stesso comportamento é evidente anche per le strade. Macchine, cicli e monocicli raggiungono un grado di incivilitá impensabile per qualsiasi italiano. Le piste ciclabili non sono sempre ben distinte dal marciapiede (di sicuro quasi mai ne sono separate) e a maggior ragione di notte puó capitare che un piede ti finisca per sbaglio oltre il limite consentito : questa caro pilota di formula 1 su due ruote non é una buona scusa per uccidere nessuno! Gran parte dei passaggi pedonali non prevedono strisce o segnalazioni in particolare; questo, se lo sommate alla naturale propensione dei tedeschi a correre come matti coi loro mezzi a motore, rende l’attraversamento di una strada di Berlino un vero e proprio sport estremo! Passiamo ora al capitolo file (croce e delizia di noi italici). Qui a Berlino ho scoperto che non sei obbligato a fare file, mi spiego: la fila c´é (anche se a volte non é cosí chiara) ma tu puoi fare a meno di farla, ti becchi quel centinaio di occhiatacce ma nulla di piú. E se tu sei il pirla che si é messo in fila tre ore prima per entrare in un locale, e il furbetto appena arrivato ti passa davanti, non venirmi a dire che non avresti voglia di mettergli le mani addosso! Inoltre, non capisco perché sistematicamente quando c´é una fila devono starti attaccati addosso facendoti percepire letteralmente il loro fiato sul collo, per non dire altro! Cosa pensano, che deflorandomi il retto io per miracolo faccia sparire tutti quelli davanti a me? E poi diciamocelo, non si lavano. A loro discolpa posso solo dire che non hanno il bidet. 
  6. Il tedesco, inteso come lingua. Questa é una ferita ancora bella sanguinante per il mio orgoglio. Nella vita ho giá affrontato lo studio di lingue straniere, anche da autodidatta, e quindi (pur non conoscendone mezza parola) non ero intimorito dalla lingua tedesca. Ebbene, dopo 3 corsi (A1 e A2 presso il prestigiosissimo Goethe, di nuovo A2 in ufficio con insegnante privata) io non ci capisco ancora niente. Il tedesco ha una grammatica estremamente rigida, che fa uso di regole “matematiche” e soprattutto dei famigerati “casi”, il che fa si che la struttura della frase, finanche della singola parola, hanno un’importanza fondamentale per il senso della stessa. E questo porta alla seconda terribile veritá: il tedesco, a differenza dell’inglese per esempio, non é scalabile! O lo sai, o non lo sai (poi sta alla faccia tosta dell’individuo buttarsi o meno in una conversazione). A mia discolpa posso anche dire che alla teoria dei corsi non ho fatto seguire molta pratica, ma in ufficio di tedeschi ce ne sono davvero pochi (nel mio dipartimento manco uno)  e le scuole (come la cittá) sono stracolme di italiani. Ma questo é il prossimo punto...
  7. Gli italiani a Berlino. Io mi sono circondato di italiani, i miei amici qui sono tutti italiani, ma non posso negare che ho conosciuto nostri connazionali davvero al limite del ridicolo e da cui per tanto rifuggo. Li vedi e li riconosci da un chilometro di distanza, sono gli italiani che vengono qui perché “vivere-a-Berlino-fa-figo”. Sono tendenzialmente alternativi che pensano di campare d´”arte” a Berlino (alzi la mano chi non conosce qualche italiano a Berlino che fa il fotografo, il dj, il musicista, il pittore o l’attore) peccato che cosí non é; peggio sono i dandy esaltati dall’onda internettiana che vengono qui pensando di aprire una start-up in 5 minuti: magari ci riescono pure, ma in 2 minuti poi la chiudono. Io, nel mio piccolo, ho capito che a Berlino non v´é certezza per nessuna cosa. Se si vogliono fare soldi con arte e internet io punterei su altri lidi. Che poi Berlino sia figa, questo non lo metto in dubbio, ma per favore non ditelo troppo in giro.
  8. C´é un futuro a Berlino? Nel senso che ora ci sto bene e mi diverto, ma ho 32 anni e nessun legame sentimentale da farmi fare progetti a lungo termine; cosa succederá tra 3-4-5 anni quando mi avvieró seriamente verso i 40? Cosa avró per le mani se resteró in questa cittá? Una carriera? Ne dubito... la scena tecnologica di Berlino ruota su pochi grossi e tanti piccoli, i quali muoiono e rinascono ogni giorno per permettere di avere un vero percorso al loro interno. Una casa? Non penso... i prezzi stanno raddoppiando nell’arco di 5 anni, la gentrificazione é in atto e il debito pubblico della cittá in vertiginoso aumento. Una persona molto saggia una volta mi disse che a 40 anni sei giá in ritardo per molte cose... ecco, io vorrei arrivarci puntuale!
La mia personalissima classifica dei lati oscuri di Berlino finisce qui. Ma come? Non dovevano essere 10 punti? E no! Se lo fossero stati la bilancia sarebbe stata pericolosamente in equilibrio. Il fatto che i lati positivi siano superiori in numero a quelli negativi fa si che io decida di restare qui. Finché dura...

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